Ti sento…


Io: Ok. Dio, questo è quanto. Sono spaventato. Sto cercando di non esserlo, ma lo sono.


Dio: Lo so. Vuoi parlarne?


Io: E’ necessario? Voglio dire lo sai già.


Dio: Parliamone comunque. L’abbiamo già fatto. (aspettando pazientemente, senza fretta, senza distrazioni)


Io: Ok. So che farò tutto il possibile per proteggere la mia famiglia e comunque non sarà abbastanza. Ho paura che qualcuno che amo possa morire. Temo che il mondo non tornerà più come era prima. Temo che la mia vita sarà sempre un po' turbata.


Dio: qualcos’altro?


Io: TUTTO IL RESTO.


Dio: Ricordi come tuo figlio si è svegliato la scorsa notte ed è venuto di corsa nel corridoio fino alla tua camera da letto?


Io: Sì.


Dio: Eri ancora sveglio, così quando l'hai sentito correre, hai iniziato a chiamarlo prima ancora che arrivasse a te... ricordi? Ricordi cosa gli hai detto?


Io: Gli ho detto: “Va tutto bene! Va tutto bene! Va tutto bene! Sono qui.”


Dio: Perché lo hai fatto? Perché non hai semplicemente aspettato che arrivasse nella tua stanza?


Io: Perché volevo che sapesse che ero sveglio, e l'ho sentito, e non doveva avere paura fino alla fine del corridoio buio.


Dio: Esattamente. Ti sento, figlio mio. Sento i tuoi pensieri correre come piedi lungo il corridoio buio. C'è un altro lato in tutto questo. Io sono già là. Ne ho visto la fine. E voglio che tu sappia proprio adesso mentre stai passando tutto questo, che va tutto bene. Non sono andato a dormire e non lo farò.


Io: (piangendo). Possiamo sederci e stare un po’ insieme? Possiamo sederci qui un minuto prima che io torni ad affrontare tutto?


Dio: Non c’è nulla che desidero di più.


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